
di Eliana Clingo
Per quelli della mia generazione il tenore Enrico Caruso, ci porta indietro nel tempo. Per alcuni è una reminiscenza scolastica, un cantante lirico studiato, sfogliato velocemente e ascoltato (ad andare bene, grazie a qualche bravo professore appassionato della materia) nell’ora di musica alle scuole medie. Per tutti gli altri è il “Caruso”, cantato da Lucio Dalla, un brano nato dal genio del grande Lucio, che in una notte passata a Sorrento, nella stanza d’albergo dove ha soggiornato il tenore nei suoi ultimi giorni di vita, ha creato uno dei capolavori della musica leggera.
Enrico Caruso è considerato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi, per celebrarlo nel 150° anniversario dalla sua nascita, a Napoli lo scorso anno è stata inaugurata la mostra interattiva e di cimeli appartenuti al cantante
Lo spazio espositivo è stato ricavato in una delle sale del Palazzo Reale e attraverso la narrazione della sua vita e della sua crescita musicale, conosci un personaggio che si è imposto tra fine ‘800 e inizi ‘900, come un protagonista della musica internazionale e del gossip (diremmo oggi).
Il viaggio immersivo ci fa conoscere anche il lato innovatore e goliardico, molto partenopeo, di Caruso che si cimenta con i film muti, nel disegnare caricature e soprattutto fu il primo a incidere i brani sui dischi, vendendo milioni di copie.
Il percorso serve per farti entrare nel mondo Caruso, ti accompagna verso l’ascolto dei brani e lì, davanti a quei vinili che sanno di un glorioso passato, ti trovi catapultato in quella grandezza e potenza della sua voce che ti entra nell’anima. Così entro alla mostra, da ascoltatrice di musica leggera e moderna ed esco sopraffatta dal suo canto lirico, con in testa l’interpretazione superlativa del Rigoletto e la sua potente e limpida voce. Accade proprio come a Lucio Dalla, nel video ufficiale di “Caruso”, che vi invito a rivedere (in un parallelismo decisamente inappropriato, ma che rende bene l’idea), che entra in albergo e il receptionist ascolta i Duran Duran (i miei idoli di ragazzina) ma poi in quelle stanze che videro la presenza molti anni prima del grande Caruso, si lascia avvolgere e sopraffare dall’immaginazione: «di lui che “diventa un altro su un palcoscenico con un po’ di trucco e con la mimica”, di una terrazza, di un mare che luccica, il vento che soffia, una nave per l’America e la lunga scia di un elica».
La mostra omaggia uno dei cittadini partenopei più illustri, che si auto esilia dalla sua città per non aver avuto il meritato riconoscimento ma che onora la sua Napoli facendosi apprezzare in tutto il mondo e rendendosi immortale.